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La cronistica quattro-cinquecentesca

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di Plinio, in ligustico Bondinco, che significa «quasi senza fondo», è errata, perché la massima «profondità» del Po non è a Bondeno, ma più sotto, alla prima diramazione del fiume nei due rami di Francolino e di Ferrara. Se poi si osserva che al tempo di Plinio il ramo di Francolino non esisteva, con maggior ragione risulta l'inganno del Biondo, visto che la maggiore «profondità» del fiume si sarebbe dovuta avere ancora più oltre, a Ferrara, là dove cominciava a dividersi 39. I debiti nei confronti del Prisciano sono evidentissimi, e già sono stati notati 40.

La storia idrografica
Non è tuttavia possibile comprendere a fondo la situazione di Bondeno senza delinearne il territorio circostante, al tempo medesimo ragione ed effetto della sua esistenza. Sotto questo rispetto unico rimane il Prisciani ad indagare con metodo e puntiglio la storia delle vicende del fittissimo reticolo di fiumi e canali del territorio. Il quadro dettagliatissimo della situazione idrografica da lui fornito rende conto, per quanto se ne può sapere, anche dell'intreccio delle passate denominazioni dei diversi corsi d'acqua, che è poi storia della varia documentazione, del Lavinio, Samoggia, Formigine, Scoltenna, Panaro, Reno, le fosse Burana Nuova e Fistorena, la Valle Arcula:

Post Sermidi oppidum decurrens Padus Stellate vicum arcem percutit, unde ferrea cathena in alteram trahitur e regione Pado oppositam arcem, quibus presidiis patria nostra integri Padi, et utriusque eius ripe claustracommuniit, et defensat. Ad Bondenum deinde vetustissimum agri nostri opidum Bondecomagnum prius a Gallis ipsis dictum, ut iam manifestavimus, descendit, quo in loco, in eum se exonerat Scultena fluvius, auctus iam Lavinio, et Samogia 41, et recepto prius apud Bonportum Formigine torrente, qui Mutinam attingit, ubi et Scultena deposito nomine in Panarium transit, amplexus etiam ad Bondeni muros Burane nove foveam; sed novum hoc ostium sibi usurpavit Scultena, cum primo Rheno iunctus fluvius ipse, per Fistorenam foveam, ut in Paduse cap. demonstrabimus, Paludem eam intraret. Et hoc loco nos iuvat antequam ulterius procedamus, declarare Bondenum a Sermido separari valle Arcula, et ab antiquis, et a nobis in presentiarum sic dicta, iuris Bondeni, in cuius parte superiori, Sermidi autem inferiori, in Padi ripa mirabilis illa plantata fuit Ulmus, que adeo spetiosa Romandiole terminosque Lombardie potuit firmare, ut aliquid supra tetigimus, et in sermone firmium nostrorum plene dicemus. Unde apparet Blundum male dixisse 42, cum ad Scultene exitum in Padum apud Bondenum devenit in principio Regionis Lombardie sue inquiens: Sunt Lombardie fines Scultena, et Padus, Apeninus, et Alpes citra Padum. Accedente maxime, ut infra dicemus, quod prioribus annis Scultena, et Rhenus in Padusam descendebant prius quam agros Bondeni attingerent. Relicto Bondeni opido descendit Padus ad Vicum Varianum vetusti nominis locum, de quo in ItinerarioM. Antonini iam dicto meminit, et nos in cap. illius proprio nonnulla scribemus, et is locus est medius Ferrariam inter et Bondenum 6000 pasuum ab utroque distans.

Acenna quindi (Cap. XI) alla Padusa, immenso lago, infinita successione di paludi e peschiere, la cui ampiezza è di circa 60000 passi, che va da Bondeno e la perduta città di Ansalaregina a Sant'Alberto, variamente largo, comunque compreso tra le vie Emilia e Flaminia, Argenta, Nonantola ed il territorio di Bondeno. Apre quindi una polemica nei riguardi del Biondo, che incorre in diverse contraddizioni, fra l'altro attribuendo la fondazione di Nonantola alla Contessa Matilde, mentre è chiaro a tutti che le cose stanno diversamente:

IMAGE imgs/Bondeno01.gif
39L. ALBERTIDescrittione di tutta l'Italia et Isole pertinenti ad essaVenezia, Leni 1577 376

ss.

40CALZOLARI 111 SS.
41Qui riprende il Biondo (cf. BENATI 290), che subito dopo però confuta. 42Motivo ricorrente: cf. ZANELLALe"Historie Ferrarienses"...

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